Buone notizie per gli amanti della nutella: Il cioccolato ringiovanisce la mente di 30 anni...


Il cioccolato ringiovanisce la mente di 30 anni. A dimostrarlo sono stati i ricercatori della Columbia University. Vuoti di memoria? Dimenticanze di ogni genere? Ci sarebbe un rimedio efficace, che consiste nel mangiare più cacao. Questo non significa che dobbiamo fare una scorta enorme di barrette, tuttavia i benefici per la memoria resi dal cioccolato sono molti, come ha messo in evidenza lo studio statunitense, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Neuroscience. Gli studiosi hanno coinvolto 37 volontari, tutti di età compresa fra i 50 e i 69 anni.

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo di essi ogni giorno ha bevuto una bevanda ad alto contenuto di cacao, mentre il secondo gruppo ne ha assunto soltanto una piccola dosa quotidiana. Tutto l’esperimento è durato 3 mesi e alla fine si è visto che coloro che avevano assunto più cioccolato erano più abili degli altri nel fare collegamenti mentali più facili e veloci.

Tutto merito dei flavonoli, gli antiossidanti che sono contenuti nei chicchi di cacao, che, secondo quanto è stato affermato dalla ricerca, possono far tornare la memoria di una persona di 60 anni a quella di un 30enne o di un 40enne. Sono davvero efficaci le proprietà benefiche del cioccolato, perché esso ci dà una carica di energia in più che possiamo sfruttare nelle performances da affrontare.

Il cioccolato inoltre rientra fra i cibi da consumare contro lo stress da lavoro. Quindi, via libera al cacao, anche se i ricercatori hanno spiegato che la bevanda somministrata era stata appositamente studiata. Il segreto per migliorare la memoria consisterebbe nel leggere le informazioni sulle confezioni, optando per quelle barrette in cui la concentrazione di cacao è più alta.

Un paio di birre.. (Barzelletta)


Un uomo e una donna sono a letto che fanno l'amore, nel frattempo suona il cellulare di lei.. la donna risponde:
"Si? pronto?.. ah si! si!.. non ti preoccupare amore, un bacione, buona serata.."
L'uomo allora le chiede:
"scusa, ma chi era?"
E lei:
" No niente, era solo mio marito che mi avvisava che farà un pò più tardi del solito perchè si sta bevendo un paio di birre con te."

Una coppietta sta festeggiando il San Valentino in.. (Barzelletta)


Una coppietta sta festeggiando il San Valentino in un ristorante molto famoso, ad un certo punto la donna guarda verso il bancone del bar e con un’espressione molto schifata dice al suo ragazzo:
– Lo vedi quell’uomo laggiù? E’ il mio ex marito, beve da quando abbiamo divorziato 3 anni fa…
Alché l’uomo scioccato risponde:
Davvero?!? Incredibile… non avevo mai sentito di qualcuno che avesse festeggiato così a lungo.

Non aspettare domani per dire a qualcuno che l'ami. Fallo subito...


HO BISOGNO DI TE! Lui era un omone robusto, dalla voce tonante e i modi bruschi. Lei era una donna dolce e delicata. Si erano sposati. Lui non le faceva mancare nulla, lei accudiva la casa ed educava i figli.

I figli crebbero, si sposarono, se ne andarono. Una storia come tante. Ma, quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso, divenne sempre più esile, non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto. Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale. Vennero al suo capezzale medici e specialisti famosi. Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia. Scuotevano la testa e dicevano: “Mah!”. L’ultimo specialista prese da parte l’omone e gli disse: “Direi semplicemente che sua moglie non ha più voglia di vivere!”. Senza dire una parola, l’omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano. Una manina sottile che scomparve nella manona dell’uomo. Poi, con la sua voce tonante, disse deciso: “Tu non morirai!”. “Perché?”, chiese lei, in un soffio lieve. “Perché io ho bisogno di te!”. “E perché non me l’hai detto prima?”.

Da quel momento la donna cominciò a migliorare. E oggi sta benissimo. Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia avesse e quale straordinaria medicina l’avesse fatta guarire così in fretta.

Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l’ami. Fallo subito. Non pensare: “Ma mia madre, mio figlio, mia moglie lo sa già”. Forse lo sa. Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere? Non guardare l’ora, prendi il telefono: “Sono io, voglio dirti che ti voglio bene”. Stringi la mano della persona che ami e dille: “Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene”. L’amore è la vita. Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi. Chi li distingue è l’amore. (di Bruno Ferrero)

Lettera a me stessa.. (stupenda da leggere)


Questa lettera va a me stessa… a me che, ogni volta che piango e qualcuno mi chiede cosa sia successo, mi limito a dire che mi bruciano gli occhi. Va a me… A me, che cerco di sorridere anche quando sembra impossibile, a me che guardo allo specchio e vedo le rughe dell’età, alla mia fottuta sensibilità che mi fotte nel vero senso della parola, perché fa approfittare gli altri di me. Va a me, al mio essere troppo buona e spudoratamente generosa. Va a me che quando cado trovo sempre la forza di rialzarmi, a me che guardo intorno e vedo tante, tantissime luci, una città colorata… ma poi mi guardo intorno e vedo sorrisi spenti. Questa lettera va a me, ai miei sorrisi, alle mie lacrime sprecate, alle mie grida, ai miei momenti di pazzie, ai miei momenti noiosi, semplicemente a me stessa. Va a me, che quando devo aiutare gli altri sono un’esperta e quando devo aiutare me stessa, non sono neanche una dilettante. A me, che trovo sfogo in una stupida sigaretta, a me che faccio l’indifferente e poi dopo piango, a me che quando mi trovo sola mi sento ansiosa perché i miei pensieri mi occupano la mente. A me, che do tanto amore alle persone e non vengo mai ricambiata. A me che sono stata delusa, a me… Una me che molte volte non riesco ad accettare, ma con la quale sto imparando a convivere, una me che tutti hanno cercato di cambiare, ma che nessuno è riuscito a farlo. Mi vedo… un passo dal cambiamento, dalla voglia di essere presente a me stessa, ai miei sogni. Ma come tutti i cambiamenti, prima che diventino qualcosa c’è la confusione, la paura, la solitudine. Ora mi sento persa dentro mille pensieri e parole, ma un giorno tutte queste vite che sto vivendo mi daranno ragione di quello che sono e sarò. Nel ritrovarmi mi sono accorta di aver lasciato qualcosa per strada ma è questo il momento di continuare il viaggio, con prospettive nuove. Non devo aggrapparmi solo al passato, ma devo attingere ora da me stessa, da questo mio presente, doloroso sì, ma ricco di prospettive di me, dei miei sogni, dei miei desideri; ricordo di aver letto da qualche parte: “ i sogni sono mere rappresentazioni dei nostri più reconditi desideri, né via di fuga, sono al contrario strade maestre da percorrere”. Ascolto me stessa i miei sogni, il gusto del bello che da sempre mi seduce, vela i pensieri dei miei desideri più veri, dei miei ideali, ho certezza che tutto questo non è vano, non è destinato a perdersi per sempre. Sono onde di un mare che non conosce né confini né tempeste e quando lo sconforto sarà più grande dei miei desideri allora mi affaccerò alla finestra, guarderò quella montagna che ho davanti, ascoltando il suono e godere del suo profumo, farmi accarezzare dal vento che soffia leggero, come un giorno… leggeri saranno i miei affanni. Penso che per ognuno di noi c’è un giardino, fatto di memorie, parole, profumi e suoni, che germoglia di anno in anno, attraverso il nostro cuore. Quando la vita morde ed il pianto sembra vano, là troverò sempre me stessa e chi mi ama.

Arriva la nuova indennità di disoccupazione, ecco come funzionerà...


La nuova indennità di disoccupazione entrerà dal 1 maggio 2015 e si chiamerà Naspi. Ecco la guida completa con destinatari, requisiti, durata, modalità di calcolo e cause di decadenza.

E’ ufficiale: con il Jobs Act l’Aspi diventa Naspi, la Nuova prestazione di Assicurazione sociale dell’impiego, l’indennità mensile di disoccupazione, che a decorrere dal 1 maggio 2015 sarà istituita presso la Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti, a sostegno del reddito dei lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione.

Naspi: destinatari e requisiti
I destinatari della Naspi saranno i lavoratori dipendenti, con esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni e gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato.

Chi ha diritto alla Naspi?
I lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, o nei casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, e quelli che abbiano perduto involontariamente il proprio lavoro e che presentino, congiuntamente, i seguenti requisiti:

- siano in stato di disoccupazione;
- possano far valere, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, almeno tredici settimane di contribuzione;
- possano far valere diciotto giornate di lavoro effettivo o equivalenti, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione.

Come si calcola la Naspi?                                                                                  La Naspi è rapportata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni utili, comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive, divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il numero 4,33:

- se nel 2015 la retribuzione mensile sia pari o inferiore a 1.195 euro, importo rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa nell’anno precedente, la Naspi è pari al 75% della retribuzione;
- se la retribuzione è superiore a 1.195 euro mensili, la Naspi sarà pari al 75% + il 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e il predetto importo.

Ad ogni modo, la Naspi non può superare l’importo massimo di 1.300 euro mensili nel 2015 (importo rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa nell’anno precedente).

Quanto dura Naspi?
                                                                                    Naspi viene erogata mensilmente, per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni. Ai fini della durata, non sono considerati i periodi contributivi che hanno già garantito l’erogazione delle prestazioni di disoccupazione.

L’indennità viene ridotta progressivamente nella misura del 3% al mese dal primo giorno del quinto mese di fruizione:

- per gli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1 gennaio 2016, questa riduzione si applica dal primo giorno del quarto mese di fruizione;
- per gli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1 gennaio 2017, la durata di Naspi è limitata a un massimo di 78 settimane.

Come si presenta la domanda?
Coloro che sono in possesso dei requisiti suddetti possono inviare la domanda all’INPS in via telematica, entro il termine di decadenza pari a 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

La Naspi sarà erogata a partire dal giorno successivo alla data di presentazione della domanda e, comunque, non prima dell’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro.

Quando decade Naspi?                                                                                    A pena di decadenza, la Naspi è condizionata: - alla permanenza dello stato di disoccupazione;
- alla partecipazione costante e regolare alle iniziative di attivazione lavorativa, nonché ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai servizi competenti.

La Naspi inoltre decade nei casi seguenti:
- perdita dello stato di disoccupazione;
- inizio di un’attività lavorativa subordinata senza provvedere alla comunicazione all’INPS;
- inizio di un’attività lavorativa in forma autonoma senza provvedere alla comunicazione all’INPS;
- raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato;
- acquisizione del diritto all’assegno ordinario di invalidità, sempre che il lavoratore non opti per la Naspi.

Compatibilità con lavoro subordinato e/o autonomo.
Cosa succede al lavoratore in corso di fruizione della Naspi che instauri un rapporto di lavoro subordinato o intraprenda un’attività lavorativa autonoma?
- nel caso di lavoro subordinato: se il reddito annuale è superiore al reddito minimo escluso da imposizione la prestazione decade, salvo il caso in cui la durata del rapporto di lavoro non sia superiore a sei mesi, caso in cui la prestazione è sospesa d’ufficio per la durata del rapporto di lavoro e fino a un massimo di sei mesi. Se il reddito è inferiore, la prestazione resta in vigore, a condizione che il lavoratore comunichi all’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività il reddito annuo previsto;
- nel caso di lavoro autonomo: se il reddito che ne deriva è inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione, deve informare l’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività, dichiarando il reddito annuo che prevede di trarne. La Naspi sarà ridotta all’80% del reddito previsto, rapportato al periodo di tempo intercorrente tra la data di inizio dell’attività e la data in cui termina il periodo di godimento dell’indennità o, se antecedente, la fine dell’anno.

Evviva le quarantenni. (Scritto da un utente facebook)


Più invecchio, più apprezzo le ultraquarantenni rispetto alle donne più giovani.. Ecco alcuni dei motivi: Una quarantenne non ti sveglierà mai nel cuore della notte per chiederti a cosa stai pensando. Non le importa un bel niente di saperlo. Se una quarantenne non vuol guardare la partita, non ti starà intorno a piagnucolare. Farà qualcosa che le piace e, in genere, si tratterà di una cosa più interessante. Una quarantenne si conosce abbastanza da sapere chi è, cosa è, cosa vuole e da chi.
A poche quarantenni interessa cosa tu pensi di loro o di ciò che fanno. Le quarantenni hanno dignità. Raramente ti faranno una scenata all’opera o in un ristorante costoso. Naturalmente, se te lo meriti, non esiteranno a spararti, se pensano di farla franca!
Le donne più mature sono generose di complimenti, spesso immeritati. Sanno cosa vuol dire non essere apprezzati.
Una quarantenne è abbastanza sicura di sé per presentarti alle amiche. Una donna più giovane in presenza di un uomo ignorerà persino le sue amiche più care, perché non si fida. Alle quarantenni non interessa se tu sei attratto dalle loro amiche, perché sanno che queste non le tradiranno. Le donne diventano telepatiche ad una certa età. Non hai bisogno di confessare loro i tuoi peccati. Li intuiscono puntualmente. Ad una quarantenne un rossetto rosso brillante dona. Ciò non vale per le più giovani. Una volta superate le prime due o tre rughe, sono molto più sexy delle giovani. Le donne meno giovani sono dirette e oneste. Ti diranno subito se sei un imbecille, o se ti stai comportando da tale. Non hai bisogno di chiederti in che rapporti siete. Sì, apprezziamo le quarantenni per un sacco di ragioni. Sfortunatamente, la cosa non è reciproca.
Per ogni fantastica, intelligente, sexy e ben pettinata quarantenne (e oltre) c’è un ometto calvo e con la pancetta che si rende ridicolo con una cameriera di 22 anni.
Signore me ne scuso…Per tutti gli uomini che dicono: “perché comprare la mucca, se puoi avere il latte gratis”, ecco una versione aggiornata per voi: oggi l’80% delle donne sono contro il matrimonio; perché? Perché le donne hanno capito che non conviene comprare tutto il maiale solo per avere una piccola “salsiccia”.

L'asino e il maiale. (barzelletta)


Un giorno qualsiasi in una casa contadina. Un asino passa trainando un carro davanti ad un porcile, quando il maiale lo vede comincia subito a prenderlo in giro:

– Guarda come sei ridotto, ma non ti vergogni? Sei brutto, magro, pelle e ossa, stanco, sempre che lavori, ti pare vita la tua? Guarda me invece. Sono trattato benissimo, mangio e non faccio niente tutto il giorno, guarda che bello grassottello che sono, questa è quella che io chiamo vita, non la tua!

L’asino guarda il maiale e si rivolge a lui con un sorrisetto un po’ perfido:

– Si, ma mi pare che tu non sia il maiale dell’anno scorso!

"Di chi ci innamoriamo?" Ci innamoriamo di chi è in...


"Ci innamoriamo di chi è in grado di tenerci testa, di chi non cede, di chi ci sfida, di chi è misteriosamente affascinante, di chi è in grado di distruggerci, di chi è nostro degno avversario, quello con il quale siamo alla pari per gusti e pensieri. Ci innamoriamo dell’impossibile perché siamo fatti così. In fondo, ci innamoriamo di chi assomiglia a noi ma non ha tutti i nostri difetti, o li ha ma li rende perfetti."

Attenti ai codici degli zingari sui citofoni. Ecco alcuni dei più comuni...

QUESTI SONO I SEGNI CHE GLI ZINGARI TRACCIANO SULLE PULSANTIERE DELLE ABITAZIONI –

FATE MOLTA ATTENZIONE PERCHE’ SONO POCO VISIBILI DATO CHE SONO INCISI CON UNA PUNTA SOTTILE – SEGNALATE SUBITO LA SITUAZIONE AI CARABINIERI, E MAGARI MODIFICATELI…

La coppia di sposi. (Barzelletta)


Una coppia di sposi va in viaggio di nozze, il marito propone alla moglie di mettere nel salvadanaio 20 euro ogni volta che fanno l'amore di modo che possono usufruirli per le prossime ferie, la moglie contenta acconsente.

Arrivato il momento aprono il salvadanaio ed incominciano a contare pezzi da 20, pezzi da 100, pezzi da 500, e il  marito stupefatto di tutti quei soldi si rivolge alla moglie e le dice:
- "cara ma tutti questi soldi da dove vengono?" -
e lei: 
-" amore non sono mica tutti tirchi come te!" -

Il carabiniere.. multato. (Barzelletta)


Un carabiniere pendolare usa il treno tutti i giorni per recarsi al lavoro in caserma.
Al lunedì il controllore gli chiede il biglietto, lui risponde: "Non ce l'ho".
"Mi spiace ma allora devo multarla.."

Il martedì ancora il controllore: " biglietto signore..."
e lui: "Non ce l'ho" e il controllore un po' dispiaciuto per il fatto che è un carabiniere gli dice: "mi spiace molto ma anche oggi devo multarla.."

la storia si ripete per alcuni giorni. Giunge il venerdì e il controllore, stanco di multarlo, gli dice: "mi scusi ma lei che prende il treno tutti i giorni faccia l'abbonamento!"
e il carabiniere risponde:
"ma quello ce l'ho già!".

Aulin (Nimesulide) ritirato in tutto il mondo, ma ANCORA in vendita in Italia...


Negli Usa l'anti-infiammatorio non è mai stato approvato, ritirato dal mercato europeo, ma ancora in vendita nel nostro Paese.

Tagli alla sanità, conti pubblici da far quadrare, farmaci innovativi approvati e già in vendita nel resto del mondo che da noi restano in coda un po’ più che altrove. Spesso per concordarne un prezzo accettabile per le casse esauste di un servizio sanitario che costituzionalmente deve garantire il meglio a tutti. In questo contesto storico ed economico colpisce il caso, tutto italiano, della nimesulide (Aulin): noto farmaco anti-infiammatorio non steroideo (Fans). Per anni, in un Paese dove il dolore non si curava, ai primi posti di vendita per lenire ogni tipo di sofferenza. A tal punto che è divenuto panacea anti-dolore anche se, come farmaco, proprio anti-dolorifico non è. E a tal punto che, a principio attivo equivalente, si è sempre pensato che nella sua espressione griffata sia più efficace dei suoi simili catalogati come generici.

DANNI AL FEGATO - Fatto sta che mentre all’estero la nimesulide è da tempo in via di estinzione, da noi non solo resiste ma diventa anche, a sorpresa, rimborsabile. Cioè a carico di un servizio sanitario che sta risparmiando. E siccome non costa molto, ancor più strana appare la scelta di renderlo rimborsabile dal momento che né è stato vietato l’uso per le malattie croniche. E sì perché qualche problema alla salute del fegato la nimesulide lo crea (è il motivo per cui è stato tolto dal commercio in molti Paesi) soprattutto se assunto tutti i giorni, più volte al giorno. L’Italia ha preso atto delle indicazioni europee e ne ha limitato l’uso a pochi giorni (i cosiddetti casi acuti) e all’obbligo di ricetta. Ma inspiegabilmente l’ha reso rimborsabile, mentre esistono in commercio altri farmaci efficaci e senza gli stessi rischi documentati.

IL RITIRO DAI MERCATI - I fatti. Nel gennaio 2010 la Commissione europea – a seguito dei numerosi episodi di eventi avversi riscontrati da pazienti, in particolare danni al fegato e all'apparato gastroenterico causati dalla nimesulide e del successivo ritiro dal mercato dei principali paesi europei – ha chiesto all’Agenzia europea dei medicinali (Ema) un riesame del rapporto beneficio-rischio della molecola. Il 20 gennaio di quest’anno la Commissione europea ha recepito la raccomandazione Ema di «evitare ogni possibilità d’uso cronico della nimesulide». Già prima di questa raccomandazione, nove Paesi europei (Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Spagna e Svezia) avevano ritirato il farmaco dal mercato, Germania e Gran Bretagna non l’hanno mai autorizzato al commercio, la Francia ha ora deciso di eliminarne la rimborsabilità.

Bimbo e cane che giocano amorevolmente insieme. (Video)


27 gennaio 1945: giornata della memoria.. Per non dimenticare.


Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa spalancava i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, liberando gli ultimi sopravvissuti, circa 7mila prigionieri.

Dal primo novembre del 2005, in seguito alla risoluzione 60/7, ogni 27 gennaio l’ONU ricorda la Shoah, lo sterminio scientifico del popolo ebraico. Ricordare l’orrore senza fine, per non dimenticare. Mai. Guai a dimenticare. Perché quelle immagine sbiadite, in bianco e nero, le parole, gli scritti, le testimonianze, non siano relegate ad un tempo troppo lontano. E quindi, nemico. Il non ripetersi mai più è l’unico comandamento che ci hanno comandato. Never Again. E per conservare quella stessa luce descritta nel Talmud: ‘Chi salva una vita, salva il mondo intero’.“

Le celebrazioni per la Giornata della Memoria che si tengono il 27 gennaio di ogni anno, oltre a rimuovere il ruolo dell'Armata Rossa nella Liberazione del campo di sterminio simbolo della ferocia nazista, si accentrano unicamente sull'antisemitismo nazista riducendo il significato del mostruoso progetto di purificazione della razza ariana a una discriminazione razziale nei confronti degli ebrei.

Gli ebrei nei campi di sterminio erano contraddistinti da una stella a 6 punte gialla. I popoli rom e i sinti avevano invece il triangolo nero… Anche loro furono perseguitati per motivi razziali. Porrajmos, che significa divoramento, è il nome che questi popoli hannno dato alla loro persecuzione, in pochi anni il numero di rom e sinti in Europa passò da quasi un milione a 500.000 persone. Per loro nei campi di concentramento e sterminio sono stati costruiti capannoni appositi: erano segregati persino tra i segregati.

Ma la difesa della razza era anche lo sterminio dei disabili fisici o mentali: Già prima della guerra era stato predisposto il programma Aktion t4.

Il triangolo rosso cucito sugli abiti nei lager segnalava un altro tipo di prigionieri: gli oppositori politici. 4.350.000 tra comunisti, liberali, antifascisti in genere furono deportati con accuse quali resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione. Per i nazisti erano in odor di marxismo anche i cosiddetti “Bibelforscher“, i testimoni di Geova, l’unica minoranza ad essere perseguitata per motivi religiosi. Il loro triangolo era viola. I testimoni di Geova rifiutavano il servizio militare e il saluto nazista Heil Hitler, in quanto incompatibili con la loro religione: la loro convinzione è che esiste un solo Dio, Geova, e che solo a lui, e a nessun altro potente, nemmeno a Hitler, spetta il saluto. Negli anni del Terzo Reich circa 10.000 testimoni di Geova, per la maggior parte di nazionalità tedesca, vennero imprigionati nei campi di concentramento.

Oggi ricordiamo tutte le vittime del nazismo e respingiamo ogni tipo di darwinismo sociale e di annientamento del diverso, sia che questo avvenga tramite mostruosi piani di eliminazione di massa, sia tramite non meno mostruose politiche di smantellamento della solidarietà sociale e dei servizi per i più deboli.

Il carabiniere e la multa. (barzelletta)


Un uomo sta guidando moderatamente in una stradina di campagna... ad un certo punto un carabiniere lo ferma. "Le devo fare una multa per eccesso di velocità!" dice il carabiniere. Al che l'uomo lo supplica di non farla... allora il carabiniere gli dice: "Senta... a me piacciono molto gli indovinelli. Se lei sa rispondere esattamente a questo indovinello, non le farò la multa!" allora l'uomo si prepara tutto concentrato e esorta il carabiniere a fargli l'indovinello. "In una stradina buia si vedono due fari... che cos'è?" dice il carabiniere e l'uomo risponde: "Come che cos'è... è una macchina!" e il carabiniere ribatte: "Troppo generico... poteva essere una Punto o una BMW... mi dispiace le devo fare la multa!" L'uomo si mette a supplicare il carabiniere per una domanda di riserva così il carabiniere gliela fa. "In una stradina buia si vede un faro... che cos'è?" e l'uomo risponde: "Come che cos'è... è un motorino!" Ma il carabiniere facendo la multa dice: "Mi dispiace... troppo generico.. poteva essere una Vespa o un Ciao. Devo farle la multa!" così l'uomo un po' seccato accetta la multa e poi dice: "Senta signor carabiniere... lei mi ha fatto la multa ma visto che gli piacciono tanto gli indovinelli, posso fargliene uno io?" il carabiniere molto orgoglioso ascolta l'uomo. "In una stradina buia ci sono dei fuocherelli ai margini della strada... cosa sono?" e il carabiniere prontamente: "Come cosa sono... sono prostitute!" e l'uomo: "Eh... mi dispiace... troppo generico... potevano essere tua moglie, tua madre, tua figlia, tua sorella..."

Cicatrici.


In un caldo giorno d'estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra e vide con orrore quello che stava succedendo. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. Sentendola il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre, ma era ormai troppo tardi. La mamma afferrò il bambino per le braccia, proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna tirava determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l'abbandonava. Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare.

Quando uscì dal trauma, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe. Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere. Poi, con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: "Ma quelle che deve vedere sono queste!". Erano i segni delle unghie di sua madre che l'avevano stretto con forza. "Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita".

Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso. Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male. Ricorda che se qualche volta la tua anima ha sofferto... è perché Dio ti ha afferrato troppo forte affinché non cadessi! (Anonimo)

C'è sempre una via d'uscita.


C'erano una volta un uomo anziano e un vecchio asino. Un giorno, l'asino cadde in un pozzo ormai esaurito, ma profondo. Il povero animale ragliò tutto il giorno e l'uomo cercò di pensare a come tirarlo fuori dal pozzo. Alla fine, però, pensò che l'asino era molto vecchio, debole, senza contare che da tempo aveva deciso di riempire di terra il pozzo che era ormai prosciugato. Decise di seppellire là il vecchio asino. Chiese a diversi vicini di aiutarlo; tutti presero una pala e cominciarono a gettare terra nel pozzo. L'asino si mise a ragliare con tutta la forza che aveva. Dopo un po', però, tra lo stupore generale, dal pozzo non venne più alcun suono.

Il padrone dell'asino guardò nel pozzo, credendo che l'asino fosse morto, ma vide uno spettacolo incredibile: tutte le volte in cui veniva gettata una palata di terra nel pozzo, l'asino la schiacciava con gli zoccoli. Il suo padrone e i vicini continuarono a gettare terra nel pozzo e l'asino continuò a schiacciarla, formando un mucchio sempre più alto, finché riuscì a saltare fuori.

Una scimmia da un albero gettò una noce di cocco in testa ad un saggio. L'uomo la raccolse, ne bevve il latte, mangiò la polpa, e con il guscio si fece una ciotola La vita non smetterà mai di gettarci addosso palate di terra o noci di cocco, ma noi riuscíremo a uscire dal pozzo, se ogni volta reagiremo. Ogni problema ci offre l'opportunità di compiere un passo avanti. Ogni problema ha una soluzione, se non ci diamo per vinti. (Autore: Bruno Ferrero)

Il leone e il moscerino. Sulla riva del...


Sulla riva del ruscello, un moscerino minuscolo si era addormentato. Ma dal profondo della foresta arrivò un ruggito sordo e possente. Il povero moscerino sì spaventò terribilmente. Un grande, grosso, grasso leone alla ricerca della cena, ruggiva a pieni polmoni. Il moscerino gridò indignato: "Ehilà! La volete smettere? Cos'è tutto sto trambusto? Non potete lasciar dormire in pace la brava gente? Che diritto avete di stare qui?".
Il leone sbuffò: "Che diritto? Il mio diritto! Io sono il re della foresta. Faccio quello che mi piace, dico quello che mi piace, mangio chi mi piace, vado dove mi piace, perché io sono il re della foresta!". "Chi ha detto che voi siete il re?" domandò tranquillamente il moscerino. "Chi l'ha detto?..." ruggì il leone. "Io lo dico, perché io sono il più forte e tutti hanno paura di me".
"Ma io, tanto per fare un esempio, non ho paura di voi, quindi voi non siete re".
"Non sono re? Ripetilo se hai coraggio!".
"Certo, lo ripeto. E non sarete re se non vi battete contro di me e non vincete".
"Battermi con te?" sbuffò il leone calmandosi un po'. "Chi ha mai sentito niente di simile? Un leone contro un moscerino? Piccolo atomo insignificante, con un soffio ti mando in capo al mondo". Ma non mandò niente da nessuna parte. Ebbe un bel soffiare e sforzarsi con tutta la forza dei polmoni. Tutto quel che ottenne fu un moscerino che faceva l'altalena sullo stelo d'erba e gridava: "Sono più forte di voi! Sono io il re!".
Allora il leone perse definitivamente il senso delle proporzioni e si buttò avanti a fauci spalancate per inghiottire il moscerino, ma inghìotti solo una zolla d'erba. E l'astuto insettino dov'era?
Proprio in una narice del leone e là cominciò a solleticarlo e punzecchiarlo. Il leone sbatteva la testa contro gli alberi, si graffiava con i suoi unghioni, strepitava, ruggiva... "Oh! Il mio naso! Il mio povero naso! Pietà! Esci di lì! Sei tu il re della foresta, sei tutto quello che vuoi... Ma esci dal mio naso!" piagnucolò infine il leone. Allora il moscerino volò fuori dalla narice del leone, che mortificato e umiliato sparì nel profondo della foresta.
Il moscerino cominciò a danzare di gioia: "Sono il re, re, re, re! Ho battuto un leone! L'ho fatto scappare! Sono il più forte e il più furbo, io!".
A forza di saltellare, esultando, qua e là, il moscerino non si accorse di essersi avvoltolato in qualche cosa di fine, e di leggero e di forte... dei lunghi fili bianchi, quasi invisibili tra i fili d'erba e che si attorcigliavano intorno al corpo dell'insetto, legando le sue zampe e le sue ali. Il ragno arrivò sulle sue otto zampe, borbottando: "Che bello stuzzichino per la cena...".

Grossi o piccoli, i superbi sono sempre stupidi. (Di Bruno Ferrero)

La vera felicità, non è avere di più ma... (Bellissimo racconto)


Un gruppo di laureati, affermati nelle loro carriere, discutevano sulle loro vite durante una riunione. Decisero di fare visita al loro vecchio professore universitario, ora in pensione, che era sempre stato un punto di riferimento per loro. Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava la loro vita, il loro lavoro e le relazioni sociali. Volendo offrire ai suoi ospiti un cioccolato caldo, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze. Alcune di porcellana, altre di vetro, di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura. Il professore li invitò a servirsi da soli il cioccolato. Quando tutti ebbero in mano la tazza con il cioccolato caldo il professore espose le sue considerazioni. "Noto che son state prese tutte le tazze più belle e costose, mentre son state lasciate sul tavolino quelle di poco valore. La causa dei vostri problemi e dello stress è che per voi è normale volere sempre il meglio. La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità del cioccolato caldo. In alcuni casi la tazza è molto bella mentre alcune altre nascondono anche quello che bevete. Quello che ognuno di voi voleva in realtà era il cioccolato caldo. Voi non volevate la tazza... Ma voi consapevolmente avete scelto le tazze migliori. E subito, avete cominciato a guardare le tazze degli altri. Ora amici vi prego di ascoltarmi... La vita è il cioccolato caldo... il vostro lavoro, il denaro, la posizione nella società sono le tazze. Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita. La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo. Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, voi non riuscite ad apprezzare il cioccolato caldo che Dio vi ha dato. Ricordatevi sempre questo: Dio prepara il cioccolato caldo, Egli non sceglie la tazza. La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprezza il meglio di ogni cosa che ha! Vivere semplicemente. Amare generosamente. Preoccuparsi profondamente. Parlare gentilmente. Lasciate il resto a Dio. E ricordatevi: La persona più ricca non è quella che ha di più, ma quella che ha bisogno del minimo. Godetevi il vostro caldo cioccolato!!

OROSCOPO DEL GIORNO (clicca sul segno)








Oroscopo del giorno: PESCI


Oroscopo del giorno: ACQUARIO


Oroscopo del giorno: CAPRICORNO


Oroscopo del giorno: SAGITTARIO


Oroscopo del giorno: SCORPIONE


Oroscopo del giorno: BILANCIA


Oroscopo del giorno: TORO


Oroscopo del giorno: VERGINE

Oroscopo del giorno: LEONE


Oroscopo del giorno: CANCRO


Oroscopo del giorno: GEMELLI


Oroscopo del giorno: ARIETE


Il bambino e la politica.. (Barzelletta)


Un bambino va dal padre e dice:
"Papà cos'è la politica?"

Il padre ci pensa e poi dice:
"Guarda te lo spiego con un esempio: io che lavoro e porto a casa i soldi sono il capitalista, tua madre che li amministra è il governo, la donna delle pulizie è la classe operaia, tu che ormai hai qualche voce in capitolo sei il popolo, tua sorella che è appena nata è il futuro."

Il bambino va a dormire, ma alle due di notte la sorella comincia a piangere; il bambino va a cercare qualcuno. Va dal padre ma non lo trova, va dalla madre la quale lo manda via perché ha sonno, va dalla donna delle pulizie e la trova a letto col padre e allora torna dalla sorella e le dice:
"Guarda ho proprio capito cos'è la politica: i capitalisti fottono la classe operaia, il governo dorme, il popolo non lo ascolta nessuno e il futuro stà nella merda."

Il riccone e le tre fidanzate.. (Barzelletta)


Un tizio molto ricco aveva tre fidanzate. Bene, questo tizio non sapeva decidere quale delle tre sposare. Così decise di affidare a ciascuna di esse 2 milioni di euro e vedere come ciascuna avrebbe speso i soldi.

La prima impiegò i soldi per migliorare il proprio aspetto: intervento al seno, nuovi vestiti, pettinature alla moda, manicure, pedicure. Alla fine disse al tizio: "Ho speso i soldi per farmi bella e ora ti ringrazio e ti saluto".

La seconda investì i soldi ricevuti nell'acquisto di un negozio di abbigliamento, andò poi da lui e gli disse: "Ti ringrazio e ti saluto, scegli pure l'altra".

La terza investì i soldi nel titolo giusto, raddoppiò il capitale, gli restituì i 2 milioni e il resto e se lo tenne. Ma anche lei lo rifiutò e gli disse: "Ti ho restituito il capitale e ora ti saluto perchè sei sciocco e non si sceglie così una donna".
Morale della favola: mai scegliere una donna per i soldi.

Amicizia tra animali: gatto che aiuta un cane. (video)


La storia di Francesco Forgione. (Padre Pio)


- Nel quartiere Castello di Pietrelcina, a pochi chilometri da Benevento, nasce alle cinque del pomeriggio il quarto dei sette figli di Grazio Forgione (detto “Razio” o “zi’ Razio”) e Giuseppa Di Nunzio, poveri e semplici contadini che abitano nel cuore del borgo (un’abitazione dagli ambienti non comunicanti lungo il vico Storto Valle) e coltivano un pezzo di terra in contrada Piana Romana. Con il saio francescano a sedici anni prenderà Pio come nome.

Martedì 6 gennaio 1903
A 14 anni in noviziato
- Già a quattordici anni Francesco decide di entrare in convento affascinato da fra’ Camillo, un questuante che dal convento di Morcone (Benevento) scende spesso a Pietrelcina, ma la sua prima domanda viene rifiutata. La seconda volta, invece, viene accettato nel noviziato dell’ordine dei Frati Minori Cappuccini, a Morcone.

Giovedì 22 gennaio 1903
Francesco prende il nome di fra’ Pio
- Veste per la prima volta l’abito francescano. D’ora in poi si chiamerà fra’ Pio. Alla fine dell’anno di prova, fa la professione dei voti semplici e viene mandato a Sant’Elia a Pianisi (Campobasso) per il noviziato vero e proprio. In questi anni fra’ Pio è colpito da una bronchite asmatica che lo accompagnerà fino alla morte. Ma soffre anche di altri malanni: una calcolosi renale grave, con coliche frequenti; una specie di gastrite cronica che col tempo si trasformerà in ulcera; infiammazioni dell’occhio, del naso, dell’orecchio e della gola; rinite e otite croniche.

Mercoledì 10 agosto 1910
Fra’ Pio viene ordinato sacerdote
- Francesco Forgione viene ordinato nel sacello dei canonici nel duomo di Benevento. Non ha ancora 24 anni (età minima per l’ordinazione), ma il vescovo, Paolo Schinosi, decide di fare un’eccezione. Quattro giorni dopo, il 14 agosto 1910, celebra la sua prima messa a Pietrelcina.

Sabato 6 novembre 1915
Padre Pio al servizio militare
- Il giovane prete viene chiamato al distretto militare di Benevento per la visita di leva. Un mese dopo è assegnato alla Decima compagnia sanità di Napoli. Svolge il servizio con molte licenze per motivi di salute, sino a essere definitivamente riformato, tre anni più tardi, a causa di una «broncoalveolite doppia».

Lunedì 5 agosto 1918
Padre Pio e l’assalto del Serafino
- Padre Pio riceve la grazia della “trasverberazione”, fenomeno conosciuto anche come “assalto del Serafino”. In una lettera del 21 agosto il frate racconta: «Me ne stavo confessando i nostri ragazzi quando tutto di un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste… Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata… Vedere tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta la violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutto una cosa sola… Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita…».

Venerdì 20 settembre 1918
Il sangue e le stimmate dopo una messa
- «Era la mattina del 20, dopo la celebrazione della messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu un totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce: ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira e io mi vidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedì sera sino al sabato».

Lunedì 19 maggio 1919
Prima indagine medica sulle stimmate di padre Pio
- Luigi Romanelli, primario dell’ospedale di Barletta, che già era stato da padre Pio l’anno prima per chiedere una grazia, scrive una relazione sulle stimmate al ministro provinciale dell’ordine cappuccino, padre Pietro da Ischitella: « È da escludersi che la etiologia delle lesioni di padre Pio sia di origine naturale, ma l’agente produttore debba ricercarsi senza tema di errare nel soprannaturale».

Lunedì 19 aprile 1920
«Psicopatico e autolesionista»: la diagnosi di Gemelli
- Il prete-scienziato Agostino Gemelli, ex socialista diventato francescano che di lì a un anno fonderà l’Università Cattolica del Sacro Cuore (7 dicembre 1921), va a trovare padre Pio a San Giovanni Rotondo e trascorre con lui una manciata di ore.
Subito dopo, Gemelli spedisce una lettera al Sant’Uffizio che è una sorta di perizia ufficiosa su padre Pio: « È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo… Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica». Gemelli, psicologo che da tempo studia i fenomeni mistici con approccio razionalista, definisce il confratello «psicopatico, autolesionista ed imbroglione». I suoi giudizi peseranno sulle scelte successive del Vaticano.

Venerdì 2 giugno 1922
Primi provvedimenti vaticani contro padre Pio
- Il Sant’Uffizio, accogliendo i rilievi critici avanzati da padre Agostino Gemelli, certifica che non si rilevano elementi soprannaturali e per tale fatto L’autorità ecclesiastica notifica a padre Pio il trasferimento in altra sede, da stabilirsi con separato provvedimento (che indicherà la sede di Ancona).

Le ipertermie
Un fenomeno misterioso che si sarebbe manifestato nel corpo di Padre Pio furono le febbri alte. Secondo quanto riportato da Renzo Allegri, tale evento sconcertò alcuni dei medici che in qualche modo si erano interessati alla sua salute. I primi a osservarle furono i medici dell'ospedale militare di Napoli durante una visita di controllo. La febbre era così alta che il termometro clinico non era in grado di misurarla in quanto fuori scala. In altre occasioni, sempre durante il periodo del servizio militare, sarebbero state rilevate temperature elevate fino a 52 °C. Il primo a misurare con esattezza il grado di temperatura della febbre di padre Pio fu un medico di Foggia, quando il frate era ospite di un convento del luogo e continuava a stare male. Il medico ricorse a un termometro da bagno che avrebbe registrato una temperatura di 48°. Da un punto di vista medico-scientifico si tratterebbe di un fenomeno inspiegabile, in quanto temperature così elevate dovrebbero condurre in breve tempo alla morte, tuttavia viene riportato che dopo tali attacchi febbrili il frate era in grado di tornare ai suoi compiti senza apparente danno.

Venerdì 16 maggio 1947
La prima pietra della “Casa sollievo della sofferenza”
- Grazie alle offerte dei fedeli che giungono da ogni parte del mondo, padre Pio può dare il via ai lavori della “Casa sollievo della sofferenza”, l’ospedale che sognava da tempo. «Nei mesi e negli anni successivi si sarebbe proceduto a scavare oltre 100.000 metri cubi di roccia, per edificare dal nulla – tra le sperdute montagne del Gargano, là dove si era faticato da sempre a far funzionare anche solo un laboratorio – un’autentica cattedrale della medicina e della chirurgia: un nosocomio modello lungo 110 metri e profondo 36, alto cinque piani, ispirato ai criteri sanitari più aggiornati e dotato di attrezzature d’avanguardia».

Lunedì 23 settembre 1968
Padre Pio muore
- La sera precedente viene colto da malore. Durante la notte, alle ore 2.30, muore. Tre giorni prima, il 20 settembre 1968, esattamente cinquant’anni dopo che erano apparse sul suo corpo, le stimmate scompaiono durante la celebrazione eucaristica. Al suo funerale, il 26 settembre 1968, partecipano centomila persone.

Giovedì 30 aprile 1998
Il miracolo di padre Pio
- La consulta medica, organo della congregazione delle Cause dei santi, riconosce la «straordinarietà e inspiegabilità scientifica» della guarigione di Consiglia De Martino. Salernitana, madre di tre figli e devota di padre Pio, a Consiglia è stato diagnosticato, il 1 novembre 1995, un versamento linfatico dovuto alla rottura traumatica del dotto toracico. La signora De Martino chiede l’aiuto di padre Pio, sollecitando fra’ Modestino di San Giovanni Rotondo a pregare per lei presso la tomba del frate. Alcuni esami, effettuati il 3 ed il 6 novembre, constatano la completa guarigione senza che la signora De Martino venga sottoposta ad alcuna terapia.

Domenica 2 maggio 1999
Beatificazione di padre Pio
- «Al cospetto di oltre un milione di fedeli giunti da ogni parte, Giovanni Paolo II officia la cerimonia di beatificazione di padre Pio. Egli stesso, ormai, uomo della Sofferenza, malatissimo vicario di Cristo, papa Wojtyla eleva agli altari il frate presso il quale si era recato in pellegrinaggio, da studente di teologia, nella primavera del 1948, sulla cui tomba si era raccolto in preghiera, nel ’74, da cardinale arcivescovo di Cracovia, e per il centenario della cui nascita era ritornato a San Giovanni Rotondo nel 1987, da successore di Pietro, come a suggellare una devozione indefettibile».

Domenica 16 giugno 2002
Canonizzazione di padre Pio
- Il cammino verso la santità di Francesco Forgione si conclude alle 10.25 quando Giovanni Paolo II, con voce quasi inudibile, pronuncia la formula: «Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus» (dichiariamo e definiamo santo il beato Pio da Pietrelcina).

Lunedì 19 aprile 2010
Il corpo di padre Pio traslato nella nuova basilica
- Le spoglie di padre Pio vengono trasferite dal santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è rimasto dal momento della sua morte, il 23 settembre 1968, nella nuova chiesa di San Pio, realizzata dall’architetto Renzo Piano, all’interno di una cappella interamente decorata con l’oro donato dai fedeli lungo gli anni. Lo sfarzo della cripta ha suscitato polemiche da parte di chi la ritiene incompatibile con l’ordine francescano, a cui padre Pio apparteneva.

Una donna si sveglia di notte e vede che suo marito... (Barzelletta)


non è a letto. Si infila una vestaglia e scende in cucina. Trova suo marito seduto con una tazza di caffè di fronte. Sembra che sia assorto in pensieri molto profondi e fissa un punto oltre il muro. Lei vede una lacrima scendere dagli occhi di lui mentre sorseggia il caffè.

Cosa c'è caro? - sussurra lei entrando nella stanza - Perché non vieni a letto?

L'uomo, guardando il suo caffè risponde: Ti ricordi cara di 20 anni fa... quando abbiamo iniziato a frequentarci e tu avevi solo 16 anni?
Si, me lo ricordo!
- risponde lei.
Il marito sospira... le parole non gli vengono facilmente: Ti ricordi di quando tuo padre ci beccò sul sedile della mia macchina che facevamo l'amore? Sì che me lo ricordo... - risponde lei prendendo una sedia e sorridendogli dolcemente. E ti ricordi che tirò fuori un fucile, me lo puntò in faccia e mi disse: "O sposi mia figlia o ti mando in prigione per 20 anni?" Sì... mi ricordo anche questo... e con ciò? Un'altra lacrima sulla guancia... Oggi sarei uscito!!

Filippine, Papa Francesco: "Non si uccide in nome di Dio, non si può deridere la fede altrui" (Video)




Di ritorno dal suo settimo viaggio internazionale, nelle Filippine, dove ha celebrato la messa davanti a sette milioni di fedeli, il Papa ha parlato ancora ai giornalisti: «Paternità responsabile significa che si devono fare figli, ma responsabilmente. Alcuni credono che i cristiani debbono fare come i conigli», ha detto il Pontefice, rispondendo così a una domanda sull’Enciclica «Humanae vitae» di Paolo VI che proibì la contraccezione, e sulla quale anche nelle Filippine la maggior parte dei fedeli cattolici esprime riserve nelle intervistati nei sondaggi. «Sentir dire che tre figli già sono troppi - ha confidato in proposito il Papa - mi mette tristezza, perché tre figli per coppia sono il minimo necessario a mantenere stabile la popolazione».

Il Papa è tornato anche sulle sue parole di alcuni giorni fa sul pugno che anche un amico si può aspettare e che hanno fatto il giro del mondo. Così al ritorno da Manila i giornalisti chiedono chiarimenti a papa Bergoglio sul tema della libertà di fede e di espressione: nessun pugno, ma neppure provocazioni, serve «prudenza».

Pensionato dipendente del comune di Perugia guadagna più di Obama.


Un avvocato (ora pensionato) ex dipendente del Comune di Perugia guadagna più del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il suo reddito annuo raggiunge la cifra record di 651.000 euro all’anno, che l’uomo percepisce come vitalizio dato dalla somma di pensione, compensi extra e percentuali sulle cause vinte. Il caso è stato segnalato sul Corriere della Sera da Gian Antonio Stella.

La situazione non ha nulla di irregolare, ma come ha scritto anche l’Huffington Post, fa un certo effetto che “l’avvocato di un Comune di poco meno di 170mila abitanti guadagni più del presidente degli Stati Uniti d’America“. In Un’intervista allo stesso Gian Antonio Stella, il super pensionato ha affermato candidamente: “Cosa dovrei dire? No grazie. Non ho avuto concessioni spettacolari. Il posto fisso l’ho vinto per concorso e la percentuale sulle cause me l’ha riconosciuta nel 1978 il Consiglio comunale di Perugia all’unanimità“. Proprio in questa percentuale pare stia la fortuna dell’avvocato in pensione: “Ho fatto tantissime cause. E tantissime ne ho vinte”, ha precisato. Quindi l’ex avvocato del Comune di Perugia ha detto di non essere affatto imbarazzato dal vitalizio che percepisce: “Perché mai? Prendo quel che l’ordinamento mi dà. Cosa dovrei fare? Rinunciare ai soldi?“. Il super pensionato ha poi ricordato anche l’ammontare delle tasse che ogni anno versa allo Stato: “Non mi lamento. Ma che io ridia allo Stato 378 mila euro l’anno non è da tutti”.

Intanto, sul caso l’Inps ha aperto un’inchiesta.

Il bimbo autistico rifiutato dalla scuola.. una sconfitta per tutti... (leggi l'articolo)


La storia di Matteo, il bambino autistico di otto anni che ha dovuto cambiare scuola, raccontata ieri da Alessandro Ponte sul Secolo XIX , riporta d’attualità un tema dimenticato in questo ultimo anno in cui molto si è parlato del sistema scolastico: quello dell’inserimento dei bambini con problemi. Di disabilità si parla spesso a proposito della carriera dei centodiecimila insegnanti di sostegno, se deve essere separata o integrata con quella dei loro colleghi che insegnano le materie del curriculum scolastico; se ne parla perché ad ogni riforma si diminuiscono i fondi e le ore di sostegno per i bambini che ne hanno bisogno, o perché molto spesso i genitori devono ricorrere al Tar per vedersi riconoscere il diritto ad avere quell’insegnante in più dedicato al proprio figlio e alla classe per fare in modo che tutto possa funzionare.

Ma la storia di Matteo (il nome è di fantasia) ci ricorda che per un bambino autistico andare a scuola e trovarsi bene con la sua classe è molto di più che un aspetto organizzativo.

«Questi tre anni sono stati un inferno», racconta il suo papà che è molto arrabbiato e offeso con la scuola e con gli altri genitori. Perché sono stati loro, due di loro — spiega la preside —, a tagliare quell’esile filo che ancora legava Matteo alla sua scuola. «I nostri figli non sono dei badanti», hanno scritto in una lettera alla preside protestando contro questo bambino troppo vivace, alle volte incomprensibile ed eccessivo nelle sue reazioni, e contro il metodo per integrarlo. Non è bastata la risposta della preside: loro si sentivano poco sicuri. E quando i genitori di Matteo l’hanno letta, ennesimo sgarbo al loro bambino malato come quella festa in pizzeria in cui non lo avevano invitato, hanno pensato che «l’inserimento» si poteva dire concluso, male. Probabilmente lo avrebbe pensato qualsiasi genitore.

Ora la preside difende il sistema educativo scelto dalla scuola e le sue collaboratrici. Il papà e la mamma di Matteo dicono che non finisce qui: la scuola non ha fatto abbastanza per il loro bambino fragile. Ma neppure i genitori che hanno scritto la lettera sono i vincitori in questa storia: Matteo ricomincerà altrove, loro non ce l’hanno fatta a sopportare i problemi di un bambino. (Fonte: CORRIERE DELLA SERA)

Carosello: Miguel son mi


Carosello: Taca banda


Gesù e i talenti d'oro.. Parabola. (Video)


Frasi ed espressioni originali lette in giro per l'italia. Troppo divertenti..


Ecco alcuni detti, frasi e i modi di dire letti in uffici, per strada, su camion e un po' ovunque in giro per l'Italia, cioè espressioni originali che non sono di uso comune, né sono i classici proverbi o modi di dire locali.

- Lo stipendio è un diritto acquisito, il lavoro si paga a parte (in un ufficio dell'INPS)

- Non fatevi furbi sennò vi fanno fessi. (sullo striscione ad un comizio)

- La vostra invidia è la mia forza (sul telone di un Ape Car)

- Quello che voi mi augurate, Dio ve lo deve raddoppiare (sul retro di un Fiorino FIAT)

- Non provare a sorpassarmi, sennò ti denuncio. (sul lunotto di una vecchia 500)

- Ricorda: nulla è per sempre, manco la morte di mia suocera. (su un muro)

- Io e te quattro metri sopra il cielo perchè a tre metri sotto terra stanno molta gente. (su di un muro a Roma)

- Ormai si conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla, tu non hai prezzo e vali più di qualsiasi altra cosa. (su un muro)

- C'è talmente tanta crisi che nemmeno i sofficini ridono più. (su un muro)

- Perdi un minuto di vita, ma non perdere la vita per un minuto: aspetta a sorpassare. (sul retro di un camion)

- Meno internet, più cabernet (su un muro in Veneto)

- Le donne buone vanno in paradiso, le altre dappertutto, pure a casa mia. (in un bar del Veneto)

- Solo i morti vedono la pace. (su un muro)

- Donne! Non piangete se vado via, ma pregate che io ritorni. (sul retro di un camion per il Kuwait)

- La velocità che è virtù genera un vizio che è la fretta. (su un muro)

- Sono come un sasso grezzo, ma dentro sono un diamante, ho molte facce. (su un muro)

- Alle donne ci penso io, alle curve ci pensa Dio spero che non vado a schiantarmi pure io. (sul fronte della cabina di un camion)

- Il possibile l'ho fatto, l'impossibile lo sto fando, per i miracoli mi sto atressando (in un bar)

- Ciò che ci uccide ci rafforza. (su un muro di una villa)

- Lo scopo della mia vita è far conoscere al mondo i piaceri della carne. (in una macelleria)

- Se insisti e resisti raggiungi e conquisti, ma tu li hai visti? (sulla facciata di un palazzo di Roma)

- E ridi ca..o, tanto è inutile prendere la vita sul serio, non se ne esce vivi. (al mercato di Ferrara)

ATTENZIONE: ecco come riconoscere se il nostro bancomat è stato violato.. (video)

per portarci via del denaro, guardiamo il video:


Sapevate che è possibile dimagrire con la menta? In molti pensano...


che sia utile solo a”rinfrescare”, invece è anche utile a dimagrire e curare!

Ecco il perchè: per dimagrire basta il mentolo, o meglio, la sensazione di freddo provocata dal principio attivo contenuto nell’olio essenziale di menta: sembra proprio che l’azione rinfrescate sia in grado di bruciare i grassi in eccesso, ma come? La facoltà di Medicina dell’Università di Padova, coordinata da Marco Rossato della Clinica Medica 3, ha svolto una ricerca che è stata recentemente pubblicata sulla rivista inglese “Molecular and Cellular Endocrinology” che dimostra proprio le proprietà benefiche del mentolo. Sembra infatti che sia in grado di indurre una trasformazione del tessuto adiposo bianco (l'odiato grasso) in un tessuto adiposo simile al tessuto adiposo bruno, conosciuto per la proprietà di produrre calore ed energia bruciando i grassi.

Tuttavia, ci sono altri modi di consumare la menta per potenziare i suoi effetti dimagranti. Questo è il caso del tè alla menta,

molto popolare nella cultura araba, che somma alle proprietà della menta per bruciare grassi, i benefici del tè verde per dimagrire.

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